domenica 24 maggio 2009

Quartiere Mazzini

L’articolo di Davide Milosa sul Manifesto del 19/04 fotografa la realtà delle fazioni malavitose italiana e magrebina del Corvetto e del quartiere ALER Mazzini, in lotta per il controllo del territorio e del traffico di droga. Dall’ultimo fatto di cronaca, un gruppo di motorini bruciati in corso Lodi, l’articolo risale ai gravi episodi di aggressione e prepotenze degli ultimi anni.
La nuova leva malavitosa e razzista, tutta italiana, è il frutto avvelenato del pericoloso mix di abbandono della periferia, assenza di futuro e cultura della violenza sparsa a piene mani.
Qui Forza Nuova esibisce nelle feste di quartiere il suo cupo repertorio tra indifferenza e viscerale consenso dei passanti.
Così pure spaventa che i cittadini non segnalino e non denuncino; chi viene aggredito, dicono le cronache, si limita a farsi curare in ospedale: è in ballo la credibilità e il rapporto di fiducia con le istituzioni.

Ma non si deve pensare a un quartiere popolare di 2500 alloggi ostaggio silenzioso della paura e della cultura malavitosa: c’è una geografia a macchia di leopardo della convivenza e delle relazioni, definita dai numeri civici, dai singoli cortili.
Alcuni quasi impenetrabili, diversi altri con forti legami tra gli abitanti, promotori da anni di iniziative importanti: i comitati di caseggiato di G. Rosa 9 e 11, di via Mompiani 5 e 9, gli inquilini di via Panigarola 5 e di altri civici del quartiere si battono in vari modi contro il degrado, per interventi di reale risanamento, per la piena assegnazione degli alloggi, contro il racket dell’abusivismo e i prepotenti, per il rispetto delle regole a tutti i livelli, comprese le relazioni tra vicini di casa.
Fino ai casi limite: le 60 famiglie di via Barzoni 11 hanno saputo dalla stampa a Pasqua dell’intenzione del Comune di abbattere le loro case per poi ricostruire e hanno reagito immediatamente.
I comitati alzano la voce contro inadempienze e disservizi, e si fanno rispettare, ereditando una lunga storia di battaglie sociali del quartiere.
Lo fanno con determinazione, spesso con successo, tanto d’aver saputo suscitare e mettere a frutto le competenze di Sicet e Politecnico per un progetto partecipato di risanamento dei due cortili di p.le Rosa 9 e 11, tale da sostituire il progetto di Aler e Comune rifiutato dagli inquilini, invasivo e insensibile alle peculiarità edilizie e alle buone ragioni di chi lì vive. Un lavoro svolto con la disponibilità degli spazi e il sostegno della locale sezione PdCI, che ha sede in quei civici.
Senza questa capacità di vigilanza collettiva per i propri diritti di inquilini e cittadini qualsiasi intervento pubblico di risanamento – qui si stanno investendo risorse sugli edifici e sul sociale con il “Contratto di Quartiere” – avrebbe benefici di cortissimo respiro.

Tutt’attorno al vecchio quartiere popolare resiste poi una non disprezzabile e articolata rete associativa che produce una quotidiana proposta ricreativa e assistenziale: valgano per tutti la parrocchia Santa Rita, i sindacati pensionati e inquilini, il Polo Ferrara e l’Arci Corvetto, con i suoi corsi di ballo e lo sportello immigrati. Sono argini che rallentano ma non fermano l’inaridirsi della socialità in quartiere e la sistematica opera di sottrazione in atto: chiudono i negozi e le portinerie, si perdono con i lavori stradali centinaia di posti auto. E il mercato comunale di p.le Ferrara, vero baluardo delle relazioni sociali, è destinato ad essere raso al suolo e sostituito da un’anonima parvenza di piccolo centro commerciale senza speranze.

Massimo Gentili
Consigliere di Zona 4 – gruppo La Sinistra

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